L’era della Digital Health (ITA)
Ci stiamo dirigendo a grande velocità verso un cambio di paradigma dei servizi offerti al paziente — e non torneremo più indietro. Questa trasformazione, accelerata dalla paura del contagio da Covid-19 e dalle regole di distanziamento sociale, è un percorso che ha le sue basi nelle prime linee guida sulla telemedicina rilasciate dal ministero della salute ormai nel 2012.
Da queste prime linee guida sono passati però dieci anni che hanno visto altri settori evolvere radicalmente e nuovi attori prosperare grazie al digitale (come viaggi, pagamenti, e-commerce), mentre la sanità rimaneva legata al suo modello tradizionale, fatto di presidio fisico, procedure e burocrazia da espletare in presenza.
Gli ultimi 12 mesi hanno impresso una netta accelerazione ai servizi digitali in ambito sanitario ed il 2021 potrebbe essere l’anno in cui alcuni dei game changer del settore emergeranno. Non si è trattato infatti solo di una risposta ad uno stato di emergenza, destinata a rientrare superata questa fase, bensì di un balzo in avanti che ha di fatto modificato percezione ed aspettative. La pandemia globale è stato un punto di svolta, aprendo la strada ad un nuovo approccio ai servizi sanitari, trovando un terreno fertile negli utenti ormai educati (e viziati) dalla qualità dei servizi digitali sopra citati.
Una serie di servizi sono così diventati basilari e con essi le funzionalità associate che prima erano considerate (secondo il modello di Kano) “Performance” se non addirittura “Delight” feature¹.
Abituati a gestire tutto da casa, torneremo davvero a fare lunghe file o prenoteremo tramite app presentandoci esattamente quando serve? Passeremo ore al telefono con i centralini o useremo l’accesso autenticato tramite SPID?
Il digitale ci aiuterà nelle task noiose, ripetitive, lunghe e mangiatempo, lasciandoci vivere di persona solo quello che si ritiene, in prima persona, strettamente necessario.
Il digitale per un approccio human centered
La sanità che conosciamo oggi è il retaggio di un’epoca in cui era inconcepibile che i pazienti fossero i principali utenti finali del servizio, ed in cui usabilità e interoperabilità erano parole sconosciute.
Questo mondo novecentesco è stato travolto dalla trasformazione digitale, che ha messo a nudo le criticità esistenti: la mal gestione peggiorata dall’uso delle copie cartacee, le prenotazioni solo di persona, le lunghe attese… Con la trasformazione digitale, il presidio fisico non basterà più agli operatori sanitari per garantirsi la fedeltà del paziente che deciderà non solo più sulla base della vicinanza ad una struttura, ma soppesando maggiormente l’esperienza e i servizi ad essa collegati.
Problemi come il sovraffollamento delle linee dei call center ospedalieri, i lunghi tempi legati alle visite in presenza o la difficoltà a reperire un secondo parere non saranno più tollerati dai pazienti quando ad essi verrà presentata un’alternativa.
Il prodotto digitale deve però essere concepito come parte integrante di un flusso esperienziale che si sviluppa su vari touchpoint e non come esperienza a sé stante. Se infatti si stanno diffondendo sistemi di prenotazione e consultazione dei referti grazie al digitale, ancora non viene correttamente progettata l’esperienza utente per rendere questi ed ulteriori servizi correttamente integrati in un ecosistema ricco di possibilità, nel quale l’utente possa finalmente scegliere quale sia il canale a lui più congeniale, se telematico o fisico, senza dover sottostare a vincoli e restrizioni frutto di scelte organizzative che non tengono in considerazione la Customer Experience del paziente.
Non solo telemedicina, ma medicina aumentata
Le cliniche e le strutture ospedaliere vorranno e dovranno remotizzare in questo scenario in continuo mutamento, come è anche stato portato all’attenzione dal Presidente del Consiglio:
Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria). È questa la strada per rendere realmente esigibili i “Livelli essenziali di assistenza” e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata.
Tratto dal discorso al Senato di Mario Draghi del 17/02/2021
Il ruolo strategico delle nuove tecnologie nel futuro della salute sarà così determinante che si stima una crescita della digital health intorno al 484% entro il 2025, con un mercato da 115 miliardi di euro.
Le nuove tecnologie permetteranno consulti nella comodità della propria casa, con la facilità di condividere il proprio diario clinico digitalizzato (attualmente grande incompiuto della nostra sanità pubblica) ordinato e ricercabile per parole chiave, con un semplice click.
La relazione tra medico e paziente cambierà di conseguenza, sfruttando la tecnologia per avvicinarsi, comunicare e rimanere aggiornati.
Enhancers ha in tal senso recentemente realizzato diversi progetti dedicati all’apertura di canali di relazione digitali con gli utenti, inaugurando nuove modalità di comunicazione tra medici e pazienti, creando un’esperienza mobile totalmente nuova per prenotare visite mediche e analisi direttamente dallo smartphone del paziente. Le soluzioni realizzate consentono inoltre ai dottori di condividere referti e documenti con i loro pazienti e inviare avvisi e notifiche sulle prossime visite. Quando poi i prodotti digitali vengono concepiti in un ecosistema più ampio, integrando soluzioni IoT, si possono progettare esperienze e flussi che aiutano anche i caregiver, monitorando i pazienti e aiutandoli a seguire le terapie.
Le tecnologie non devono quindi essere viste come sostituti completi di un sistema disfunzionale, ma come un aiuto concreto alla risoluzione di questi problemi. Sono strumenti messi a punto dall’essere umano per l’essere umano, andando a migliorare non solo l’esperienza del paziente, ma anche la performance del medico, velocizzando ed automatizzando quei processi che possono beneficiarne. Per questo motivo si inizia a parlare di medicina aumentata e di predictive analytics , dove la tecnologia diventa un valido supporto nella lettura e analisi di enormi dati di partenza per rilevare pattern e anomalie.
La medicina moderna deve gran parte delle proprie scoperte recenti alla necessità di far fronte ad emergenze su vasta scala (guerre, epidemie, carestie, etc). La differenza rispetto al passato consiste nella disponibilità di nuove risorse tecnologiche specifiche unite all’applicazione in campo medico dell’intelligenza artificiale (IA), nonché alla digitalizzazione di molte procedure (check list, follow up, cartella clinica, etc). La digital health è tutto questo. Durante la pandemia l’applicazione dell’IA alla lettura della TAC del torace nei malati Covid ha permesso di individuare la malattia con una sensibilità e specificità sopra al 95%. Oltre a questo futuro c’è già la realtà della domiciliazione delle cure sia per i malati cronici che per i post acuti, offerta dalla telemedicina.
[…]I dispositivi wearable sono oggigiorno in grado di monitore la nostra salute (compresa la possibilità di lanciare l’allerta per una caduta/malore). Il monitoraggio miniaturizzato non ha la capacità di una terapia intensiva e non deve averla poiché si rivolge ad un pubblico più ampio certo ma meno critico dal punto di vista clinico. Tutto ciò ha a che fare con un concetto noto nei paesi anglosassoni che da noi difetta a decollare che è quello delle morti evitabili in ospedale e casa di cura. Dati USA e UK certificano in circa 100.000 ogni anno i pazienti morti potenzialmente evitabili, un costo per la società incalcolabile. Questi pazienti muoiono in casa di cura e degenze ordinarie ospedaliere in genere di notte e nei weekend. Nella maggioranza dei casi nelle 48 ore precedenti il decesso eventi premonitori come alterazione di frequenza cardiaca e del respiro erano presenti e non valutati. Oggi un dispositivo da polso li salverebbe.
Dott. Roberto Bini — MD, AAST Niguarda, Milano
Il medico aumenta dunque le sue capacità con l’intelligenza artificiale, ed è grazie all’unione di queste due fonti di intelligenza — differenti ma complementari — che l’esperienza e la journey di tutti gli utenti coinvolti può migliorare, dal medico, alla struttura di gestione al paziente stesso.
A grande velocità, ci stiamo rendendo conto del potenziale delle nuove tecnologie, abbandonando la visione competitiva che ci pone contro la macchina a favore di una nuova luce collaborativa. Si inizia a comprendere che se le intelligenze artificiali sono le migliori a scegliere le risposte, sono gli umani a primeggiare nello scegliere le domande giuste.
Nella Topol Review del 2019 e nel suo libro “Deep Medicine” (Basic Books, 2019), Eric Topol racconta di questa visione: una medicina in cui uomo e macchina, umani e algoritmi, collaborano e in cui la tecnologia integra e migliora la performance umana invece che sostituirla.
La più grande opportunità offerta dall’intelligenza artificiale non è ridurre il numero degli errori o il carico di lavoro, né persino curare il cancro: è l’opportunità di ripristinare il prezioso e antico rapporto di connessione e fiducia — il tocco umano — tra pazienti e medici.
Eric Topol
L’importanza e il ruolo della IA nel prossimo futuro saranno al centro di un seminario dal titolo “Following Humans” che terremo il 17 Giugno prossimo, durante la tre giorni di eventi, seminari e workshop all’interno della manifestazione “Humanizing Technology” più informazioni sull’evento e come partecipare qui
Il digitale come promotore di una visione olistica della salute come un percorso personale
L’evolversi di questa nuova medicina si arricchisce dei servizi e delle possibilità offerte dal digitale, consentendo non solo una migliore cura, ma anche un valido aiuto nel post-cura. Il paziente prende così consapevolezza della sua condizione medica e del suo ruolo attivo sia nel percorso di cura che nel mantenimento della stessa. La nuova medicina dovrebbe sdoganare la dicotomia sano/malato, diventando un percorso volto al prendersi cura di sé, sempre.
Un paziente che aderisce pienamente ed in maniera convinta al proprio piano di cura, con il supporto di strumenti semplici ed informazioni chiare a cui attenersi, è in primo luogo un investimento per la collettività, per le strutture e per i professionisti che lo hanno in cura.
Questo passaggio ad un modello misurabile ed efficace della gestione del paziente punta a ridurre e sostituire la cronica gestione emergenziale a favore di una pianificazione degli eventi, attraverso un lento ma costante cambiamento comportamentale supportato dalla visione olistica della nuova medicina. In Enhancers ci siamo dati l’obiettivo di mettere a fattor comune l’esperienza dei nostri team di prodotto, le nostre competenze nella progettazione dell’esperienza d’uso e dello sviluppo di soluzioni digitali, a favore di nuove soluzioni per tutti gli utenti del mondo della sanità. Questo non solo per migliorare l’esperienza di cura della persona, l’organizzazione della modalità di accesso alle strutture ed ai servizi per la cura ed la quotidianità operativa di medici e personale, ma anche per poter contribuire a a tracciare un cambiamento verso un modello di servizio maggiormente orientato alle persone ed al loro benessere.
Per avere una visione più approfondita, puoi scoprire i trend che plasmeranno il futuro e le soluzioni digitali ideate da Enhancers per il settore dell’healthcare scaricando il paper “L’era della Digital Health” qui: https://bit.ly/3ugOthR
Questo articolo è stato scritto a quattro mani con Alessandro Catanzariti, Head of Sales di Enhancers
[1]: Noriaki Kano, un ricercatore e consulente giapponese, ha pubblicato un documento nel 1984 con una serie di idee e tecniche che ci aiutano a determinare la soddisfazione dei clienti con le caratteristiche del prodotto. Per ulteriori informazioni al riguardo rimandiamo a Wikipedia
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