Design thinking meets Agile (ITA)
L’obiettivo della metodologia Agile è realizzare rapidamente un prodotto digitale, attraverso la scomposizione dell’intero percorso in una serie di tappe più brevi .
Dato che l’Agile è nato nell’ambito dello sviluppo, spesso non è chiaro quando e se utilizzare questa metodologia anche in fase di progettazione della User Experience. Per realizzare, però, un prodotto in metodologia Agile, questa non dovrebbe rimanere circoscritta alle attività di coding, ma essere applicata in tutte le fasi di creazione del prodotto stesso.
Questo è quello che facciamo in Enhancers, e grazie a questo approccio Agile-oriented, siamo riusciti a stabilire una collaborazione più efficace e rapida tra il team di sviluppo e quello di design. Ecco quindi l’Agile visto dalla prospettiva di una User Experience Designer, dalla fase Zero di un progetto.
Il processo che seguiamo si divide in 5 fasi: l’ignition, l’analisi dei requirements, il planning, il design e, infine, la review.
1. Ignition
Molto spesso, soprattutto con prodotti di natura fortemente innovativa, è difficile riuscire, nelle fasi preliminari, a farsi un’idea chiara delle features che ne faranno parte. L’intuizione iniziale del cliente ha bisogno di essere definita, sviluppata, trasformata in requisiti condivisi e granulari.
Per questo motivo, prima di iniziare a progettare un qualsiasi prodotto, è necessario procedere con la fase che in Enhancers definiamo Product set up. Il set up comincia con una serie di attività che comprendono l’analisi dell’ecosistema, il confronto con gli utenti, sessioni di workshop con gli stakeholder e una prima esplorazione tecnologica, attraverso le quali è possibile ottenere una visione chiara e condivisa di ciò che si vuole sviluppare, anche grazie all’identificazione delle personas di riferimento del prodotto e della loro costumer journey. Una vera e propria “accensione” dell’intero processo.
2. Requirements
Una volta definiti i pilastri del prodotto, è il momento di analizzare la customer journey ed estrapolarne le user stories, che dal punto di vista del processo corrispondono ai features requirements che andranno a popolare il backlog del nostro prodotto. È l’attività di story mapping, che abilita tutto il lavoro successivo.
Le user stories sono uno strumento essenziale per un’efficace comunicazione tra i team, perché attraverso la narrazione di una storia è più semplice far sì che tutti i membri, progettisti e technologists, raggiungano una comprensione condivisa e chiara degli utenti, dei problemi che devono risolvere e degli obiettivi che devono portare a termine.
3. Planning
Una volta costituito il backlog del prodotto il primo passo da intraprendere è quello di stimare la complessità di ogni singola user story, attraverso attività come il t-shirt sizing o il planning poker.
Al termine di questa attività, è buona pratica lavorare con una pianificazione di almeno 4 sprint, della durata media di due settimane ognuno, in modo tale da avere organizzati almeno un paio di mesi del percorso di digital product development.
La pianificazione avviene prendendo le user stories che popolano il backlog e distribuendole all’interno degli sprint da pianificare. Ogni sprint sarà popolato da un insieme di storie deciso sulla base del livello di complessità affrontabile dal team, tenendo in considerazione fattori come la dimensione del team, la seniority dei membri e il budget di progetto.
4. Design
Con l’attività di planning si chiude la fase di Product set up propriamente detto, e si passa all’effettiva progettazione in sprint.
Come abbiamo già detto, l’essenza dell’Agile è quella di scomporre il nostro percorso in tante tappe più brevi. Allo stesso modo ogni sprint verrà suddiviso nelle 3 fasi tipiche dello User Experience Design: ricerca, concept e visual.
Per ognuna di queste fasi è previsto un momento di confronto con il cliente, per fare in modo di passare alla fase successiva sapendo che il lavoro fatto in quella fase è chiaro, condiviso e approvato da tutti.
5. Review
Completato lo sprint e raggiunta l’approvazione del materiale di design relativo alle stories, il flusso lavorativo riparte con il successivo sprint pianificato.
È importante ricordare che la bellezza dell’Agile è che contempla l’errore umano nella pianificazione. È previsto, quindi, che all’inizio di un’attività di planning possano sfuggire delle storie, o che le stime fatte, per quanto rigorose, possano non corrispondere perfettamente alla realtà. L’Agile è un processo che proprio per la sua natura iterativa ci permette di correggere le attività e la pianificazione in corso d’opera, certo sulla base di regole condivise. Questo, quindi, non giustifica l’aggiunta “selvaggia” di features: è sempre necessario ripetere gli stessi passaggi richiesti nella fase di pianificazione.
Conclusioni
Come — quasi — tutto nell’Agile, il framework che abbiamo appena illustrato non è scolpito nella pietra e immutabile una volta per tutte, ma può certamente essere una base solida da cui partire per iniziare a sviluppare l’organizzazione di un workflow.
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